Napoli, Conte, perché l’uomo dei record vuol dire addio: le differenze con Spalletti
25 Maggio 2025Perché dopo aver raggiunto il tetto della felicità vincendo uno scudetto in una piazza calda d’amore come Napoli un allenatore dovrebbe andar via? Era già capitato con Spalletti (che però era al secondo anno in azzurro) e ora la storia sembra ripetersi con Conte. Uguali e diverse le due storie: il tecnico toscano aveva mantenuto fino all’ultimo il segreto sul suo futuro, al punto che dopo la cena definitiva con il presidente aveva ingannato tutti facendo credere a una permanenza quando l’addio l’aveva deciso da mesi mentre Conte segnali precisi in tal senso li sta mandando da tempo.
- Conte, l’uomo dei record
- Conte e Spalletti, le differenze
- L’addio di Kvara ha fatto precipitare la situazione
- Conte nel bunker per mesi
- L’abbraccio gelido con De Laurentiis
- La cena a Ischia
Conte, l’uomo dei record
Per dare una risposta all’interrogativo iniziale si deve partire da un assunto: la carriera di Conte è costellata di record: unico allenatore a vincere lo scudetto con tre squadre diverse (Juve, Inter e Napoli cui va aggiunto il Chelsea), tre scudetti in tre anni alla Juve, uno scudetto e un secondo posto nei due anni all’Inter, in passato dopo una parentesi da subentrato all’Atalanta vanta un campionato vinto a Bari in due anni e uno al primo colpo al Siena, più un quasi miracolo-salvezza ad Arezzo con squadra penalizzata. Ora scudetto al primo anno a Napoli con una squadra che veniva da una stagione fallimentare.
Conte e Spalletti, le differenze
A spingere Spalletti verso l’addio è stato De Laurentiis con i suoi comportamenti, nessun mistero. L’ha messo nero su bianco il ct nel suo libro con un capitolo dal titolo inequivocabile: “il sultano”. Già durante il primo anno screzi pesanti: dopo il ko a Empoli che costò agli azzurri la possibilità di giocarsi lo scudetto fino alla fine il presidente aveva pensato a chiamare altri allenatori (Italiano in primis). Spalletti se la legò al dito ma a far precipitare tutto furono gli scontri dell’anno dopo. Impossibile per Luciano rimanere in azzurro nonostante l’amore per la città.
Conte era arrivato a Napoli armato di pazienza e buona volontà (“sono qui per aiutare Napoli e la famiglia De Laurentiis“) ma anche stavolta i nodi sono presto venuti al pettine. Prima gli sfoghi sulla mancanza di un campo sportivo di proprietà e di un settore giovanile all’altezza poi il caso-Kvara.
L’addio di Kvara ha fatto precipitare la situazione
Con il Napoli primo in classifica Conte ha perso un giocatore importante come il georgiano senza che venisse sostituito. Kvara non era amatissimo da Conte, che nei primi mesi l’ha spesso sostituito, ma ha chiesto un acquisto di livello per compensarne l’addio. Quando ha capito che Garnacho, la sua prima scelta, non sarebbe mai arrivato, ha fornito altri nomi tra cui per ultimo quello di Saint-Maximin ma si è visto recapitare uno scarto del Milan, ovvero Okafor. Da allora i rapporti con la proprietà si sono incrinati fortemente.
Conte nel bunker per mesi
Negli ultimi mesi Conte si è isolato da tutti, non ha voluto sentire nessuno della società, compreso il ds Manna, e si è concentrato solo sul capolavoro-scudetto ma in cuor suo ha maturato l’addio, lasciato presagire neanche tanto cripticamente nelle conferenze stampa.
L’abbraccio gelido con De Laurentiis
Non è sfuggito quell‘abbraccio freddo con De Laurentiis a scudetto raggiunto: dopo il lunghissimo e commovente abbraccio con Lukaku il tecnico è stato raggiunto in mezzo al campo dal presidente ma ha dato quasi l’impressione di volersi divincolare e di staccarsi quanto prima. Lo stesso patron non ha nascosto i problemi: “Se vuole rimanere welcome, se il richiamo (evidente il riferimento alla Juventus) è troppo forte io non trattengo nessuno anche se ha tre anni di contratto. Se uno non sta bene in un ambiente, deve cambiare aria, come Spalletti. Con Conte c’è rispetto, grazie per lo scudetto dopo 2 anni. Al sud non è facile vincere 2 scudetti in 3 anni. Chi vivrà vedrà”.
La cena a Ischia
Un piccolo spiraglio forse si è aperto ieri sera, nella cena per festeggiare il 76esimo compleanno del presidente in un ristorante di Ischia. I due erano seduti vicini, sorrisi e brindisi nella serata e la frase riportata da Repubblica: “Antonio, più che volerti bene non possiamo”. Per trattenerlo il primo regalo sarebbe De Bruyne e non sarebbe il solo. Basterà a convincere l’uomo dei record?